Oggi, in questo nostro travagliato mondo occidentale, tutti gli uomini di buona volontà, cristiani e laici, celebrano una nascita, quella di un uomo nuovo, sia esso il bambino di Nazareth o la speranza in un mondo migliore. Che comincia da noi, da come noi ci apriamo agli altri senza pregiudizi né presunzioni. E pensare che basta lasciarsi andare, guardare gli occhi di un bambino che piange non per capricci, ma per dolore, soprattutto per mancanza o perdita d’amore, per riscoprire la nostra umanità. Ci sono tanti Gesù bambini oggi nel mondo, che nemmeno possono condividere la gioia di una capanna. Sono loro i nuovi profeti, gli unici che possono salvarci dal crepuscolo di quest’epoca volgare.
Buon Natale a tutti voi!
Ada Colau è stata sindaca di Barcellona dal 2015 al 2023, espressione di una coalizione elettorale denominata Barcelona en comù in cui erano confluiti i gruppi politici Iniziativa per la Catalogna Verdi, Sinistra Unita, Equo, Proces Costituente, Podemos e la piattaforma Guanyem Barcelona. La sua esperienza politica precedente era soprattutto legata alla campagna contro la guerra del Golfo negli anni Novanta e all’organizzazione nei primi anni Duemila di lotte per il diritto alla casa e successivamente della cosiddetta piattaforma delle persone colpite da ipoteca. Un’attivista della società civile più che una politica di professione.
Colau è ospite fino a febbraio della Fondazione Feltrinelli a Milano e nel corso di un’intervista rilasciata ad Annalisa Cuzzocrea per il quotidiano La Stampa a proposito delle difficoltà della Sinistra contemporanea ad essere attrattiva ha affermato: “L’errore della Sinistra oggi è non parlare alle emozioni”. E ha sostanziato questa sua opinione richiamandosi a ciò che sostiene da anni Michael Sandel, filosofo statunitense teorico del comunitarismo, e cioè che i guai dei progressisti sono cominciati quando hanno accettato la mentalità del mercato pensando di poterne limitare gli eccessi. Punto di vista che fa il paio con quanto sosteneva in Italia Pier Paolo Pasolini a proposito della televisione e i comunisti italiani gli rispondevano che l’importante era arrivare a dirigerla, a governarla. Come poi sia andata è sotto gli occhi di tutti.
Secondo me i progressisti della Sinistra italiana non hanno mai pensato di poter limitare gli eccessi della politica di mercato, ma ne sono diventati invece i protagonisti, per cui i guai dei progressisti sono probabilmente i progressisti stessi. Quando negli anni Novanta si diceva che Berlusconi aveva “sdoganato” la destra coinvolgendo Alleanza Nazionale nei suoi governi, si dimenticava di dire che nello stesso tempo aveva “sdoganato” a Sinistra un nuovo modo di fare politica che rinnegava completamente quella che era stata la deontologia dei rappresentanti comunisti degli anni precedenti. Non più, infatti, la tradizionale e rivendicata diversità rispetto ai militanti degli altri partiti che metteva al primo posto il partito stesso e i suoi interessi e che induceva i rappresentanti eletti nelle varie cariche a versare parte dell’indennità ricevuta per lo svolgimento del proprio mandato nelle sue casse. Ma iniziava una nuova era in cui il rappresentante del partito entrava in competizione personale con i suoi compagni per accedere alle cariche più prestigiose della pubblica amministrazione per poi gestire esclusivamente la sua immagine e i suoi emolumenti come un manager dello sviluppo capitalistico. E così i faccioni in bella vista, le foto ritoccate per avere più appeal, la presenza nei salotti demenziali dei talk show per conquistare quel voto moderato che intanto non sarebbe mai venuto. Ma non importava, quello che contava era la propria, esclusiva elezione. Basta con quelle pratiche antiche e anche un po’ sessantottine di confrontarsi con il proprio elettorato, quella base che intanto cominciava a sgretolarsi proprio perché non aveva più fiducia in questi figuri. Altro che il comunitarismo (da non confondere con il comunismo, per carità!) propugnato analiticamente e intelligentemente da Sandel! Altro che “parlare alle emozioni” a cui accennava Colau! Le uniche emozioni che ha suscitato il nuovo corso sono state la disaffezione dalla politica (vedi la crescita esponenziale dell’astensionismo) e l’equiparazione della Sinistra a tutti gli altri, anzi, anche peggio.
E dunque si pone, per l’ennesima volta nella storia della Sinistra, la fatidica domanda: che fare? Non ci sono ovviamente ricette per rispondere, ma una riflessione va fatta: è tutta colpa del sistema capitalistico avanzato e della società dei consumi portata all’eccesso, che ha inebetito corpi e menti, oppure c’è una responsabilità dei protagonisti che, se non avessero coniugato esclusivamente se stessi, avrebbero potuto in qualche modo intraprendere una controtendenza? Io sono fermamente convinto che era possibile fare qualcosa, bastava ragionare politicamente e non mercantilmente come è stato fatto. Bastava non rinnegare la nostra storia e riscoprire valori antichi di sobrietà, di gratuità e di servizio. Stare vicini agli ultimi, quelli che soffrono per disagi fisici o sociali, ma non solo a parole (spesso nemmeno con quelle), con fatti concreti messi alla base della propria iniziativa politica. Stare in mezzo a quella “gente” che si è rivolta altrove, perché magari non ha mai visto nessuno di quei rampanti davanti alla fabbrica che li aveva licenziati con un messaggio o uno dei ministri del lavoro dei governi del centrosinistra proporre e varare una legge che affrontasse concretamente il problema del precariato (così come ha fatto il governo di sinistra spagnolo).
Ultimo, ma non meno importante, gli emolumenti che questi signori (dal punto di vista economico, per il resto lasciamo perdere) ricevono per il loro gravoso (!) lavoro da parlamentari. Quando discuto con gli amici di questo e sostengo che dovrebbero guadagnare duemila euro al mese e dormire a basso prezzo nelle pensioni dei preti e delle suore a Roma (sarebbero così costretti a rientrare entro le undici e nessuno farebbe a nostre spese il “vitellone” notturno per la città eterna) mi sento rispondere, anche da qualcuno che dice di essere comunista (sic), che non è possibile, che quei soldi ci vogliono, che è giusto che i politici siano pagati bene come se l’essere pagati bene garantisse la qualità del “legno” e dell’impegno. A costoro, tutti quanti (anche a chi mette le mani avanti sperando che lui o qualcuno dei suoi figli possa fare “carriera” politica; e la parola “carriera” già dovrebbe far inorridire), rispondo che a Roma, in Regione e anche nei consigli comunali ci si va a fare un servizio, non la propria vigna. Ci si va a lavorare per tutti e questo dovrebbe essere il premio per il prescelto (oggi nemmeno più prescelto, perché decidono le dirigenze dei partiti come sovrani dell’ancien regime), contribuire a che tutti coloro che vivono entro i confini italiani possano beneficiare dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione e in particolare quello di un lavoro che gli consenta di mangiare quotidianamente e di dormire sotto un tetto.
E infine un messaggio e un augurio: queste cose le hanno sostenute anche i profeti delle varie religioni mondiali, per cui sarebbe bene che tutti insieme, coloro che rappresentano la società laica degli stati democraticamente liberi e coloro che professano religioni di pace e fratellanza, si prodigassero concretamente e non solo a parole per un futuro in cui siano banditi per sempre lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e le guerre che ne derivano (derivano sempre da questo le guerre, sotto qualsiasi altro pretesto vengano proclamate), che raramente toccano le élite, ma sterminano soprattutto milioni di poveri come vittime sacrificali di un antico rito barbarico.