“La battaglia di Pertuso”
Area attrezzata Boscopiano – Borghetto Borbera (Al) venerdì 23 agosto – ore 21.15
Ottantesimo anniversario della Resistenza partigiana in Val Borbera
Produzione: “Dentro i territori” Teatro
Interpreti: Silvana Vigevani – Roberto Pochettini – Gianni Repetto
Musiche: Paolo Murchio (chitarra e canto) – Giuseppe Repetto (clarinetto) – Niccolò Tambussa (fisarmonica e canto)
Effetti sonori e rumori di scena: Tomaso Marchelli
Il lavoro teatrale racconta la cosiddetta “battaglia di Pertuso” a partire dalla mattina del 22 agosto 1944 fino a poco dopo mezzogiorno del 29 agosto, quando a Cerreto di Zerba quattro partigiani feriti – Virginio Arzani, Kikirikì, Andrea Busi, Silurino, Sansin Nieczislavaws, Cencio, e Angelo Aliotta, Diego – furono barbaramente trucidati dai fascisti repubblichini.
A raccontare è Tecla Lombardo, Olga, partigiana della Pinan-Cichero, Brigata Arzani, che prese parte alla battaglia e fu testimone dell’eccidio di Cerreto di Zerba. Olga rievoca i momenti cruciali dello scontro, l’accanita difesa partigiana che riesce a fermare fascisti e tedeschi dal 22 al 25 agosto. E anche come i partigiani riescano ad evitare rappresaglie nei confronti della popolazione per il loro comportamento rispettoso dei prigionieri e dei feriti nemici che vengono curati come quelli partigiani nell’ospedale di Rocchetta.
Ma Olga non racconta soltanto dei partigiani, ma anche di come la popolazione locale partecipi alla battaglia, gli uomini con le armi che hanno a disposizione, per lo più fucili da caccia, e le donne preparando le provviste per tutti e coadiuvando i dottori nell’ospedale di Rocchetta e nelle scuole di Cabella. E questo perché i partigiani dimostrano di avere costantemente a cuore la loro sorte ed evitano di fare azioni che potrebbero compromettere il destino della comunità locale.
Ciò che emerge da questo lavoro è come la Resistenza sia stata davvero una lotta di popolo in quanto da esso supportata sia combattendo sia rischiando la fucilazione o la deportazione e la perdita dei propri beni, case bruciate e sequestro di derrate alimentari e di bestiame, per nascondere e nutrire i partigiani. Ma non solo, anche partecipando ai nuovi consigli comunali della zona libera, esempio della democrazia per cui tutti quanti stavano lottando.
Rievocare quell’unità di intenti che accomunò allora partigiani, paesi e genti della Val Borbera è una chiara indicazione per il presente della nostra Repubblica democratica e della sua Costituzione, nata dalla Resistenza e dai suoi ideali di libertà.