APPROFONDIMENTI SUI LAVORI TEATRALI
Con la compagnia “Il Contafóre”:
Il Contafóre, favole, fiabe, storie di emigrazione, aneddoti e racconti della tradizione
Pane e vino, dialoghi e monologhi sui piatti tradizionali e sul vino, in particolare Dolcetto e Barbera
I giorni della büra, viaggio nel dissesto idrogeologico della nostra penisola e memoria dell’acqua
Sia Benedicta!, rievocazione drammatica dei tragici fatti della Pasqua del 1944, durante i quali furono fucilati, a seguito di un rastrellamento nazifascista sulla montagna, circa 150 partigiani e almeno altrettanti furono deportati nel campo di concentramento di Mauthausen
Preferisco l’inferno!, gli ultimi istanti di vita di Fidel Castro
De tu querida presencia comandante Che Guevara, la vita avventurosa di Ernesto Guevara de la Serna dal viaggio in moto nella “Maiuscola America” alla guerriglia nella selva boliviana
Uno spettro si aggira per l’Europa… Storia di Karl Marx, la vicenda umana e sentimentale del “padre” del materialismo storico
Sulle orme dell’uomo che piantava gli alberi, una rilettura teatrale dell’opera omonima di Jean Giono, integrata con storie di bosco della montagna di Marcarolo e brani di altri autori che, come lo scrittore francese, hanno celebrato la natura come unica nostra speranza di sopravvivenza.
Cara sorella, quest’oggi vivo ancora, ma forse sarà l’ultima delle mie lettere…, storia di due fratelli paesani spariti nel gorgo della Grande Guerra.
Stranamore per Cristo, una rilettura mistico laica di alcuni episodi del Vangelo di Matteo, riproposti in chiave interpretativa del presente.
Siamo i ribelli, il racconto della Resistenza a partire dal primo dopoguerra, quando si consuma la sconfitta del movimento socialista e, con la connivenza delle classi dirigenti tradizionali e della monarchia, si afferma il fascismo, fino all’occupazione nazifascista, alla lotta partigiana e alla Liberazione
Siamo i ribelli (versione solo musicale), canti tradizionali della Resistenza italiana ed europea.
Del mondo che non c’è più
Una storia contadina
Monologo di Gianni Repetto
Alla fisarmonica Niccolò Tambussa
“C’è chi guarda la televisione tutto il giorno, chi fa viaggi periodici organizzati, chi passa le sue giornate nei supermercati, chi si rifugia negli hobby, chi segue i nipoti come reliquie, chi si siede nel viale o nella piazza facendo il contropelo a questo o a quello, chi continua a lavorare forse per dimenticare… Ma c’è anche chi non riesce a mandare giù che un mondo, una cultura sanguigna e effervescente come quella di un paese sparisca così, per sempre, magari ancora prima che sparisca lui. E allora rimugina su come è potuto accadere, su quali sono stati gli errori che abbiamo fatto oppure se tutto ciò era un destino ineluttabile indipendente da noi, e si sforza di capire, e continua a lottare per tornare indietro nonostante veda tutto scivolare via travolto da una piena, e continua a soffrire. Ma soprattutto si sente solo, in un mondo che non è più il suo”.
La battaglia di Pertuso
Atto unico di Gianni Repetto
Interpreti: Silvana Vigevani, Roberto Pochettini, Gianni Repetto
Musiche: Paolo Murchio (chitarra e canto) – Giuseppe Repetto (clarinetto) – Niccolò Tambussa (fisarmonica e canto)
Effetti sonori e rumori di scena: Tomaso Marchelli
Il lavoro teatrale racconta la cosiddetta “battaglia di Pertuso” a partire dalla mattina del 22 agosto 1944 fino a poco dopo mezzogiorno del 29 agosto, quando a Cerreto di Zerba quattro partigiani feriti – Virginio Arzani, Kikirikì, Andrea Busi, Silurino, Sansin Nieczislavaws, Cencio, e Angelo Aliotta, Diego – furono barbaramente trucidati dai fascisti repubblichini.
A raccontare è Tecla Lombardo, Olga, partigiana della Pinan-Cichero, Brigata Arzani, che prese parte alla battaglia e fu testimone dell’eccidio di Cerreto di Zerba. Olga rievoca i momenti cruciali dello scontro, l’accanita difesa partigiana che riesce a fermare fascisti e tedeschi dal 22 al 25 agosto. E anche come i partigiani riescano ad evitare rappresaglie nei confronti della popolazione per il loro comportamento rispettoso dei prigionieri e dei feriti nemici che vengono curati come quelli partigiani nell’ospedale di Rocchetta.
Ma Olga non racconta soltanto dei partigiani, ma anche di come la popolazione locale partecipi alla battaglia, gli uomini con le armi che hanno a disposizione, per lo più fucili da caccia, e le donne preparando le provviste per tutti e coadiuvando i dottori nell’ospedale di Rocchetta e nelle scuole di Cabella. E questo perché i partigiani dimostrano di avere costantemente a cuore la loro sorte ed evitano di fare azioni che potrebbero compromettere il destino della comunità locale.
Ciò che emerge da questo lavoro è come la Resistenza sia stata davvero una lotta di popolo in quanto da esso supportata sia combattendo sia rischiando la fucilazione o la deportazione e la perdita dei propri beni, case bruciate e sequestro di derrate alimentari e di bestiame, per nascondere e nutrire i partigiani. Ma non solo, partecipando anche ai nuovi consigli comunali della zona libera, esempio della democrazia per cui tutti quanti stavano lottando.
Rievocare quell’unità di intenti che accomunò allora partigiani, paesi e genti della Val Borbera è una chiara indicazione per il presente della nostra Repubblica democratica e della sua Costituzione, nata dalla Resistenza e dai suoi ideali di libertà.
Radice di Calanchi
Percorso poetico tra radici e orchidee di Gianni Repetto
Proiezione di immagini e lettura di poesie dai calanchi del SIC di Rigoroso, Sottovalle e Carrosio
“Crescere in un prato di erbe sempre uguali, // di fiori mai gualciti da piogge e temporali, // d’insetti che ronzano noiosi con le ali, // mi mette una tristezza che m’incupisce il cuore // e non riesco più a parlare, soffocato dal magone. // Vorrei crescere in un prato di erbe strampalate, // di fiori spettinati coi petali sdruciti, // di grilli un po’ sbadati che cantino stonati, // di gente assai diversa con tante lingue strane, // ma pronta a fare festa ballando tutti insieme.”
Lettura poetica di un ecosistema particolare, quello dei calanchi, che, nonostante le enormi difficoltà ambientali, riesce a sopravvivere e a manifestarsi con la sua originale bellezza, un miracolo artistico creativo che la natura escogita per riprodursi e salvaguardare la sua biodiversità. Sta a noi stabilire un dialogo empatico con essa, fatto di rispetto e di stupore poetico. Ed è questo che ho cercato di fare con i miei versi, personificare poeticamente la storia naturale di un ambiente.
Reading nusicali con Roberto Paravagna:
- Come una pietra rotolante, viaggio nella letteratura, nella musica e nell’immaginario del ’68 (2008)
- Leggeri come la musica, viaggio nella letteratura, nella musica e nella società italiana degli anni ’60
- Oh, l’amore, quante cose fa fare l’amore!, l’amore in tutte le sue forme raccontato, sussurrato e cantato (2008)
- Cercando libertà tra rupe e rupe, l’epopea della Resistenza tra musica e letteratura
- Lavorare stanca, storie di lavoro e di protesta sociale
- Se per Itaca volgi il tuo viaggio, il cammino della speranza dall’Odissea omerica alle migrazioni contemporanee
- Passati per un camino, il cuore oscuro del nazismo: terrore e persecuzione degli Ebrei, degli oppositori politici e religiosi, delle comunità Sinti e Rom, degli omosessuali e degli handicappati fisici e mentali
- Gaber e Scerbanenco, una Milano d’autore, due milanesi doc raccontano la “gran Milan”
- Un giorno dopo l’altro, Luigi Tenco, un ragazzo di collina
- Fanti, alpini, scarponi e pescecani, la grande guerra, un’inutile strage
- In fuga per la vittoria, storie di ciclismo antico
- La Memoria rende liberi, il “viaggio agli inferi” di Liliana Segre ad Auschwitz
- Libertà è l’idea che ci avvicina. Dai ribelli alla Costituzione del 1948, i valori della Resistenza come fondamento della Costituzione.
Lavori tratti da testi di Gianni Repetto
“Gaito delle miniere” di Elisa Ravarino
Il cortometraggio, girato interamente all’interno del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (AL), si presenta, inoltre, come esperimento di valorizzazione di un territorio, di una cultura e di una comunità locale, attraverso una forma meno convenzionale, quale può essere un film a soggetto. Oltre alla scelta di alcuni degli ambienti fra i più suggestivi della zona, nella messa in scena si è cercato di coinvolgere la comunità locale che ha risposto con grande entusiasmo: tutti gli interpreti vivono nel territorio del Parco. SINOSSI : Francesco, ormai adulto, racconta la storia di Gaito, un ragazzo scomparso misteriosamente in una miniera d’oro a Capanne di Marcarolo, intorno alla metà del Novecento, affidandosi alle suggestioni e alle immagini evocate dai luoghi, teatro di una vicenda che, da bambino, lo aveva coinvolto in prima persona. Il dramma di Checchu, il padre di Gaito, appeso alla vana speranza che il figlio possa essere ancora vivo, e il coinvolgimento di suo padre, conducono Francesco ad una lenta, ma non definitiva, presa di coscienza sui fatti, che continuano a scuoterlo ancora dopo tanti anni, tanto da riportarlo a dialogare con la miniera.
REGIA: Elisa Ravarino SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Elisa Ravarino, Gianni Repetto TRATTO DA: Gianni Repetto, “Il vecchio della Fuìa”, Ovada 2004. FOTOGRAFIA: Mauro Ravarino SUONO IN PRESA DIRETTA E POSTPRODUZIONE AUDIO: Gigi Miniotti MONTAGGIO: Elisa Ravarino AIUTO REGIA: Gianni Repetto TRATTAMENTO IMMAGINI: Franco Mastrangelo INTERPRETI PRINCIPALI: Lorenzo Montaldo, Paolo Repetto, Giuliano Montaldo, Matteo Morcio PRODUZIONE: Parco naturale delle Capanne di Marcarolo DURATA: 23’40” ANNO DI PRODUZIONE: 2005