Il miracolo di Cana

Il miracolo di Cana

Erano clienti genovesi. Glieli aveva mandati il macellaio, gli avevano chiesto dove potevano trovare del vino buono. “Andate da Menego, al Poggio, lui lo fa buono” gli aveva detto Gino, ce n’aveva già mandato tanti.
Avevano voluto vedere la cantina, sapere dove aveva le vigne, capire come lo faceva il vino. Lui, Menego, senza fare una piega aveva raccontato tutto per filo e per segno. Anzi, aveva presentato loro anche i suoi figli che lo aiutavano nella vigna e in cantina. La moglie no, lei era un po’ scontrosa, avrebbe finito per fargli perdere i clienti. Continue reading Il miracolo di Cana

Fabulistica, affabulazione e immaginario dell’infanzia.

Fabulistica, affabulazione e immaginario dell’infanzia.

La fiaba è il genere letterario popolare per eccellenza, sia come genesi sia come narrazione. Nasce dall’esigenza antica di ogni popolo di cambiare con l’immaginario la realtà, in genere amara e sofferta, dando vita a una sorta di mondo capovolto in cui il più debole trionfa, e lo fa riconosciuto simpaticamente da tutti, non perché s’impone con la forza. È l’unico genere in cui il bene trionfa in modo netto, inequivocabile, sul male, che non ha mai elementi di attrazione suadenti. La contrapposizione è secca, manichea, scevra da compromessi. È un’esigenza di chi, in modo altrettanto netto, è abituato a vedere invece trionfare il male, l’arbitrio, la prepotenza con consacrata normalità. Continue reading Fabulistica, affabulazione e immaginario dell’infanzia.

C’era una volta il contafóre

C’era una volta il contafóre

“Il vecchio contastorie finì di raccontare quasi declamando. E lo fece con tanta intensità che quando smise di parlare era completamente esausto. Intorno a lui molti occhi luccicavano commossi e ci fu un attimo di silenzio assoluto. Poi cominciarono i commenti. La gente era entusiasta e guardava Michinùn come se fosse stato una reliquia. Lui stava serio, con gli occhi bassi, e pareva ancora tutto preso nella fóra. Ma appena quelli del Manuà tirarono fuori del focaccino e della polenta arrostita, l’atmosfera cambiò e i fiaschi sulla tavola fecero presto a svuotarsi…”. Continue reading C’era una volta il contafóre

La gallina bollita

La gallina bollita

Il profumo della gallina bollita inondava tutta la casa. In cucina, poi, c’era una specie di nebbiolina come se il brodo si fosse condensato nell’aria e bastasse aprire la bocca per assaporarlo. Genio, con ancora in dosso la veste da seminarista, vagava silenzioso per la casa, ma ogni volta che passava davanti alla cucina inspirava vigorosamente come per portare con sé quell’inconfondibile aroma. E, appena si allontanava, ripensava alla sua magra dieta in seminario e allora quel profumo lo pervadeva disperato… Continue reading La gallina bollita

Ho visto il lago del Padü e ho pianto.

Ho visto il lago del Padü e ho pianto.

… “Il lago è lì” dice Paolo segnando su verso monte. ”Potremmo seguire la vecchia strada dei Fontanassi, ma se tagliamo su dritti ci arriviamo lo stesso”. È la prima volta che io lo raggiungo da questa parte: ci sono arrivato, invece, la prima volta in assoluto da monte, più di quarant’anni fa, con mio zio, eravamo venuti per funghi, scendendo da Ciapassin; poi, in tempi più recenti, sempre risalendo il Rian de l’Âse (rio dell’Asino) guadando il Piota a valle del Palazzo. Ma quella prima volta fu per me davvero magica: abituato a vedere i laghi del Piota e del Gorzente, trovarmi di fronte quel lago tondo, a mezzacosta, come se fosse nel cratere di un vulcano, mi lasciò senza respiro. Sembrava proprio un lago delle fiabe! E poi la cornice di alberi sulle sponde, che avevano forme strane, come le masche di Punti! Ne restai affascinato, e mio zio contribuì ad alimentare la mia immaginazione raccontandomi una sorta di leggenda per cui sotto il lago c’era un passaggio segreto e qualcuno diceva di aver visto strani esseri immergervisi e non tornare più indietro… Continue reading Ho visto il lago del Padü e ho pianto.